Dormire vicino ad un router wifi è pericoloso?

Il problema

Il problema oggetto di discussione

Il dibattito sui rischi per la salute derivanti dai campi elettromagnetici emessi dai router wifi, dai telefoni cellulari, dai forni a microonde, è tuttora in corso.

Ancorché possa essere probabile che, una costante prolungata e ravvicinata esposizione alle radiazioni elettromagnetiche possa anche causarci seri problemi di salute, è anche altrettanto vero che sono tutt’altro che convincenti le prove scientifiche a sostegno di questa tesi.

Per quanto riguarda più specificatamente i dispositivi wi-fi va però precisat che tutti noi siamo costantemente bombardati da delle onde elettromagnetiche di gran lunga più potenti di quelle dei dispositivi wifi, come per esempio quelle emesse dalle stazioni radio base per la telefonia, dai ripetitori telefonici, dai forni a microonde, dalle cucine ad induzione.

Quindi possiamo dire con sicurezza che il router wifi non dovrebbe essere in cima alla lista delle nostre preoccupazioni relativamente ai dispositivi potenzialmente pericolosi per la nostra salute, proprio in ragione della sua bassa potenza.

Possiamo anche aggiungere a questa nostra considerazione un dato di fatto: ad un metro di distanza il valore del campo elettromagnetico di un router wifi ha già perso molta della sua intensità. [3]

Comunque ed in ogni caso, all’atto pratico è preferibile non mettere un router wifi su di un comodino, ma piuttosto tenerlo in una posizione dove le persone non sostano per lungo tempo.

Questo suggerimento interessa in genere tutti noi, in particolare le donne in gravidanza ed i portatori di dispositivi medici impiantati che sono attivi (i pacemaker, per esempio) o quelli che hanno delle protesi metalliche.

I possibili danni alla salute

I possibili danni alla salute legati ai campi elettromagnetici a radiofrequenza

Nel 2011 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC)  un’agenzia intergovernativa dell’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come “potenzialmente cancerogeni per l’uomo” [1]

In un comunicato stampa datato 31 maggio 2011 la WHO ha definto i campi elettromagnetici a radiofrequenza, come potenzialmente cancerogeni per gli esseri umani [2]:

“Dal 24 al 31 maggio 2011, un gruppo di lavoro di 31 scienziati provenienti da 14 paesi si è riunito alla IARC di Lione, in Francia, per valutare i potenziali rischi cancerogeni derivanti dall’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza. Queste valutazioni saranno pubblicate come Volume 102 della IARC Monografie, che saranno il quinto volume di questa serie per concentrarsi sugli agenti fisici, dopo il volume 55 (radiazione solare), il volume 75 e il volume 78 sulle radiazioni ionizzanti (raggi X, raggi gamma, neutroni, radio-nuclidi) e Volume 80 sulle radiazioni non ionizzanti (campi elettromagnetici a frequenza estremamente bassa). “

Il gruppo di lavoro sulla monografia della IARC ha studiato la possibilità che queste esposizioni possano indurre effetti a lungo termine, in particolare un aumento del rischio di cancro.

Le categorie di esposizione che coinvolgono i campi elettromagnetici a radiofrequenza che in questa circostanza erano state prese in considerazione includevano:

  • radar e microonde;
  • esposizioni ambientali associate alla trasmissione di segnali per la radio, la televisione e le telecomunicazioni senza fili;
  • esposizioni personali associate all’uso di telefoni senza fili.

I risultati di questo studio hanno portato i ricercatori a concludere:

  • che sono limitate le prove che associano l’utilizzo di telefoni wifi ad un aumentato rischio di glioma (un tumore cerebrale) e di un neurinoma dell’acustico (un tumore i cui sintomi comprendono l’ipoacusia neurosensoriale monolaterale);
  • che sono inadeguate le prove che associano l’utilizzo di telefoni wifi ad un aumentato rischio di altri tipi di cancro.

Tuttavia, gli stessi ricercatori ricordano che uno studio (datato 2004) sull’utilizzo di cellulari ha evidenziato un aumento del 40% del rischio di gliomi nei loro utilizzatori più assidui (quelli che  avevano fatto uso di questi dispositivi per almeno 30 minuti al giorno per un periodo di 10 anni);

Il Dr. Jonathan Same della University of Southern California, ed il presidente generale del Working Group, lo hanno dichiarato che: “le prove, pur continuando ad accumularsi, sono abbastanza forti da supportare la conclusione che potrebbero esserci dei rischi, e quindi dobbiamo tenere sotto stretto controllo il possibile legame tra l’utilizzo di telefoni cellulari ed il rischio di cancro”.

Il direttore della IARC, Christopher Wild, ha aggiunto che: “date le potenziali conseguenze per la salute pubblica è importante condurre ulteriori ricerche sull’uso a lungo termine dei telefoni cellulari. In attesa della disponibilità di tali informazioni, è importante adottare misure pragmatiche per ridurre l’esposizione, ad esempio, ai dispositivi vivavoce“.